French  Battle  Tank  B 1  Bis

- kit Tamiya  n.282 -

 

di Andrea e Antonio Tallillo

 

       La arcinota casa giapponese, da un po’ di anni, non è più prolifica come ai nostri vecchi tempi, è già molto se durante l’anno ci prepara due kits di numero in questa scala. Però si tratta sempre di bellissime sorprese per l’appassionato di mezzi militari, ultimamente i manager di Shizuoka ci hanno deliziato con un carro francese tra i più rappresentativi della sua epoca e che in plastica non s’era mai visto a memoria d’uomo in 1 a 35.

       Molti dei più vecchi modellisti ricorderanno al dinamica Heller francese, che ai suoi tempi però non aveva mai osato affrontare l’argomento, restando legata ai carri leggeri e medi. La tipica sagoma che ricorda quella dei carri del 1918 rischiava però di restare fuori dai nostri tavoli di lavoro, a patto di restare fuori dagli ormai introvabili kits in resina MB ed AL-BY. Spiazzati positivamente dall’annuncio ed ordinato il kit addirittura all’estero, eccoci qui almeno a parlarne a grandi linee. Non ci sono grosse sorprese in quanto a confezionamento e qualità della plastica, che rimane del tipo solido, lavorabile, nella classica tinta ocra. Calibro alla mano, le dimensioni corrispondono, resta comunque un mezzo imponente e pieno di dettagli. Il montaggio, a giudicare dalle istruzioni, dovrebbe essere rapido, con buoni incastri ed uno scafo rigido grazie allo spessore e qualità della plastica, cosa ormai poco diffusa. Nella scatola è contenuta una busta per i cingoli maglia per maglia e per la catenella che riproduce quelle per il traino del mezzo. I cingoli è consigliabile forarli con pazienza, inserendo un pernetto avremo più realismo e flessibilità al momento di montarli. Bella l’idea del libretto coi profili a colori di quattro diversi soggetti, ed un breve testo sul mezzo, le decals sono di discreta fattura mentre le indicazioni dei colori sono esclusivamente per quelli acrilici della stessa marca. Il carrista è ormai nel classico standard giapponese, senza infamia e senza lode, seduto sul portello posteriore della torretta. Il kit è uno dei più validi esempi di realismo nel settore, non si tratta perciò di un kit per modellisti alle prime armi vista la necessità di curare i molti dettagli. Ad una primissima vista i lavoretti minimi da effettuarsi sono sempre i soliti, come le maniglie piene da sostituire, la torretta da sistemare più realisticamente con un ingrossamento a base di stucco e l’aggiunta delle saldature mancanti nonché il rendere più  ruvide le superfici, troppo lisce per i nostri gusti. Per altri bulloni o saldature mancanti e per le linee di giunzione da reincidere non ci sono soverchi problemi. Ovviamente, diverse ditte si sono già lanciate a spron battuto nel campo dei set di miglioramento, nuove torrette, canne in metallo per sostituire quella in due pezzi del kit, fotoincisi e chi più ne ha più ne metta, compreso un gigantesco foglio di decals. Fatti quattro conti, com’è necessario in questi tempi di cinghia stretta, il kit è più costoso di un Dragon ‘3 in 1’ ma questo sarebbe relativo, specie se ci limitassimo agli interventi strettamente indispensabili, senza largheggiare con la resina.

       Sull’onda del Leclerc e del B1 bis, è presumibile che la Tamiya ci delizi, prossimamente, con un bel Somua S 35, che sarebbe una meraviglia anche con la livrea italiana del 32° Reggimento.

 

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