sFH 18

-  Dragon - scala 1/35  -

di Andrea e Antonio TALLILLO

 

UNA  BELLA NOVITA’  TRA I KITS DEL 2008 

Tra la pletora di novità in 1-35 annunciate per l’anno di grazia 2008, oltre al CV 33 della Bronco del quale, potete scommetterci, riparleremo, ed allo L6/40 dell’Italeri – idem con patatine – chi è attento alla ricostruzione di soggetti italiani avrà notato che ci viene offerta la possibilità di includere in collezione un obice pesante, partendo da un ‘banale’ kit Dragon che riproduce il pezzo tedesco sFH 18 da 150. Molto tempo dopo averlo riprodotto a bordo del famoso semovente Hummel, infatti, la prolifica casa orientale ha pensato a declinare la versione di base, ovvero il pezzo a terra, rimettendo mano agli stampi. Avendolo fatto al giorno d’oggi, non c’è neanche d’avere dubbi sul livello di qualità e rifinitura della scatola di montaggio, ma più che recensire il modello sino in fondo c’interessa parlare del pezzo in sé e della sua comparsa nei ranghi dell’artiglieria del Regio Esercito della Seconda Guerra mondiale. Le altre alternative,essendo stato usato in Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia – anche ritubato in 152 mm – e Finlandia (come modello 40) non ci paiono così stuzzichevoli. In un remoto passato, lo sFH 18 era stato riprodotto in metallo bianco dalla Hinchliffe, nella versione ippotrainata con tanto di cavalli da tiro e conducente e conosciamo almeno due amici che avevano fatto la pazzia d’acquistarlo. Erano seguiti  kits in resina, anche notevoli come quello della belga Precision PJ 1001 o il Verlinden 887, entrambi della metà del 1994. Nel campo della plastica, ora come ora al kit Dragon si è affiancata quello della Trumpeter. Insomma, o niente o troppo !

   Lo sFH 18 era il pezzo standard dell’artiglieria pesante campale tedesca, entrato in servizio nel 1934 con canna realizzata dalla Rheinmetall su affusto Krupp e ben presto prodotto già predisposto per il traino meccanico, con semicingolato Sd.Kfz. 7 da 8 t, lo stesso in pratica usabile per il ben più celebre ‘88’. Solido e robusto, di buona concezione per l’epoca, resterà in servizio a livello di Corpi d’Armata – in Abteilung di 3 batterie, su 4 obici ciascuna - per tutto il conflitto, messo in ombra solo dai pezzi avversari compatibili a partire dal 1943. In alcuni casi venne impiegato pure come cannone costiero, per il Vallo Atlantico. Al traino, era lungo 7.85 metri, con un peso in marcia di 6.304 kg ed in batteria di 5.512. in sé, era lungo 4.495 mt., con una canna di 4.125, in grado di sparare 4 granate ‘Gr 19’ al minuto, del peso di 43.50 kg a 9.725 mt usando la carica 6, la più alta nelle normali condizioni operative. Il brandeggio era sui 64° in orizzontale, l’alzo sino a 42 - 45° in verticale.

  Che c’entra tutto questo col Regio Esercito, chiederete, si da il caso che i nostri tecnici avessero già notato le sue buone caratteristiche in Africa Settentrionale. Lo sFH 18, pur presente in non molti esemplari – solo una sessantina all’epoca della Operazione Crusader dell’autunno 1941, era affiancato da ben pochi altri pezzi pesanti tedeschi e solo da 26 italiani (12 da 149/40), supportati da 14  ‘obici da 149/28’, che non era altro che la denominazione italiana dello sFH 18. Nel corso del 1941, per migliorare la situazione della nostra artiglieria d’Armata, ne erano stati ordinati alla Germania 38 esemplari, assegnati a due piccoli gruppi (CXXXI e CXLVII) in Africa con lo 8° Raggruppamento dal marzo 1941, ed in misura di 24 esemplari ai gruppi XXIV e L che parteciparono alle tragiche vicende dell’Armir. La scarsa documentazione disponibile nota però altri due Gruppi – forse li stessi rinumerati ? – CXCI e CXCII dalla metà del maggio 1942. Neanche a dirlo, nessun pezzo, in entrambi i casi, potrà tornare in Italia.

  Tornando ad una possibile ambientazione italiana, ci potranno venire in aiuto gli artiglieri della CriEl o qualche pezzo Model Victoria, specie se non amassimo troppo le scene "fuoco e fiamme". Nel kit è già contenuta la canna in alluminio tornito, un minimo di granate e, tocco di raffinatezza, i caratteristici contenitori in vimini per le granate e le stuoie nello stesso materiale sulle quali esse erano stese prima di cominciare il tiro, nonché il cannocchiale di puntamento in plastica trasparente. Il tutto però è implementabile con almeno una delle tre diverse confezioni apparse nel corso degli anni, come le scatole metalliche MR, le granate New Connection ed una confezione a parte della stessa Precision, comprendente le tipiche casse metalliche, granate,  i contenitori e le stuoie in vimini. Unico dubbio le ruote, mentre la Dragon ha riprodotto il tipo più diffuso, a disco solido con fori di alleggerimento, nelle ben poche foto rimaste di ‘149/28’ italiani le ruote sembrano più quelle a razze metalliche dei coevi obici pesanti …o del cannone K18 da 100 mm, comunque usate sulla produzione più recente dello sFH 18. Attenzione anche alla configurazione delle ruote dell’avantreno, che potevano essere uguali a quelle del pezzo, dapprima ad 8 fori a forma allungata, dischi metallici non spessi e fascia metallica senza battistrada, poi del tipo ‘classico’ riprodotto dalla Dragon ed infine del tipo a razze metalliche, sempre con battistrada semi-pneumatico ma con l’andamento a strisce – mentre quelle coi fori circolari potevano essere a battistrada con le tacche o come le ultime. Le ruote erano intercambiabili avendo gli stessi diametri. Vi abbiamo confuso le idee abbastanza ? Bene, ciò vi spingerà a documentarvi…troverete anche combinazioni poco ortodosse. Per esempio, l’esemplare – unico a quanto pare in Italia, conservato a Trieste ha la ruota di sinistra a fori circolari e quella di destra a razze col medesimo battistrada, probabilmente frutto del suo uso operativo – fu recuperato d’altronde nel modenese nel maggio del 1946.  

   Con ben poco lavoro, potremo aggiungere alla panoplia dei pezzi in resina della P.D. MODELS e della CriEl anche questo magnifico kit in plastica, che la sorte benigna ci ha messo in mano. Intanto Vi solletichiamo con alcune fotografie provenienti da riviste del tempo di guerra, sempre una miniera di dettagli  e spunti per il modellista meno distratto.

 

 1 – Un obice parcheggiato in Russia, notare il tipo di ruote più diffuse, coi fori circolari e dal tipico battistrada (Coll. Tallillo).

      2 – Immagine più operativa, con tanto di stuoia in vimini appoggiata sotto alle ruote per evitarne l’affondamento 
            progressivo durante i tiri (Cronache della Guerra)

       3 – Dettagli del sistema di puntamento e del battistrada, si tratta di un pezzo usato prima del 1939, nelle manovre.
             (Cronache della guerra)

        4 – Artiglieri italiani stanno preparando al fuoco un 149/28, notare la cuffia antipolvere e la rete mimetica – le uniformi sono 
              quanto mai pratiche, da fatica con fasce gambiere. (Cronache della guerra)

  

         5 – Dettaglio della precedente, si notano sia il tipo di ruote del pezzo, di produzione più recente e la mancanza di  
               bandoliere  e gambali per i serventi (Cronache della guerra)

  

          6 – Bella scena d’assieme per un altro 149 dello stesso reparto, a quanto pare (Cronache della guerra)

 

              7 – Lo stesso pezzo, al fuoco, si nota il dettaglio del battistrada tipico delle ruote più recenti. (Cronache della guerra)    

                                                                                                                     

 

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