MANUALE  DI  MODELLISMO  PRATICO

(Terza Parte) 
 
Come realizzare e migliorare i modelli in scala 1/35
della Seconda Guerra Mondiale

 

di  Andrea e Antonio  TALLILLO

 

Verniciatura  e  decals 

 

1 – LA VERNICIATURA  

Di solito, appena si apre una scatola di kit, ci si ferma ad osservare la qualità dello stampo, compiacendosi della profondità e nitidezza di una griglia, del rilievo di una bullonatura, insomma i tanti dettagli che fanno di un modello un bel modello, poi, a montaggio ultimato, si ricopre il tutto di una bella mano di vernice, magari opaca, e ci si ritrova con un qualcosa che sembra veramente “finto”. Rilievi e particolari, incisioni e dettagli sono come appiattiti, nascosti e perciò privi di significato. Finito il montaggio, perlomeno delle parti principali di un modello, è invece necessario esaminarlo con attenzione, prima di passare alla fase della verniciatura, intervenire su eventuali difetti diventerebbe più difficile.  Al momento di passare alla verniciatura di un modello, bisogna avere un’idea chiara di quel che si vuole ottenere, con obiettivi alla nostra portata. Tra i progressi più importanti nel modellismo c’è stato quello riguardante lo studio del colore e delle tecniche pittoriche, ormai facenti parte di una lunga storia, anche se l’introduzione massiccia dell’uso dell’aerografo ha migliorato da tempo ogni risultato ottenibile. Se il mezzo sarà ambientato in un diorama, dovremo anche scegliere un tipo di verniciatura che risulti il più possibile realistico. I criteri da seguire sono in genere due, il primo da più importanza al mezzo in sé, con una verniciatura “pulita” che lascia protagonista forma e dettagli di un certo tipo di corazzato; il secondo punta su di un maggior realismo, che darà al mezzo più vita propria, in questo caso anche l’impressione d’assieme conta. In entrambi i casi, richiederanno una tecnica complementare (quella del “pennello asciutto”) e la fusione dei colori, completate con velature. Sia come sia, la verniciatura, è innegabile, migliora notevolmente l’aspetto di un modello, facendolo emergere dalla mediocrità, ma a sua volta per una buona verniciatura la preparazione del kit farà distinguere la nostra verniciatura.

I primi e più diffusi colori sono stati, specie per i modellisti di più lungo corso, i classici smalti sintetici, quelli della Humbrol nei tipici barattolini, che mantengono una popolarità costante. Successivamente sono apparsi gli acrilici e, in tempi più recenti, ampie gamme di smalti più raffinati ed acrilici ‘di seconda generazione’, per gli usi e le tecniche più diverse. Gli smalti sono ideali per ogni tipo di modello, visto che sono perfettamente diluibili sia con acquaragia che coi diluenti normali, aderiscono su tutte le superfici e garantiscono una finitura a prova di tutto. Il loro potere coprente permette spesso di dipingere con una sola mano di colore, anche se per le tinte chiare ne possono servire due. In genere, per averli perfettamente opachi partendo dai tipi semilucidi si consiglia di mettere una parte di opacizzante su 8 di colore. Se ce ne fosse più del dovuto, la vernice asciugherà presentando in superficie una patina biancastra che vanificherà il nostro lavoro. Una volta essiccati – la media è sulle 6 ore – gli smalti resistono perfettamente a mascherature e trattamenti. Raccomandiamo di buttare senz’altro gli smalti troppo “anziani”, perché oltre a non asciugare presto non coprirebbero bene o formerebbero grinze e grumi. Gli acrilici hanno molti vantaggi rispetto agli smalti, sono meno tossici e s’essiccano più rapidamente, specie applicandoli ad aerografo: Si mescolano con più facilità, coi loro pigmenti che non si depositano sul fondo della confezione, permettendo di sovrapporre diversi strati senza che i primi si alterino. Ma non tralasceremo i colori ad olio, le tempere fini e gli acquerelli, dato che qualsiasi tipo di colore può venirci utile, anche per tecniche miste e soprattutto per le rifiniture.     

I colori ad olio, disponibili in tubetti, hanno finitura semilucida, adatti alle varie applicazioni tendenti a togliere la sensazione di “troppo nuovo” alla tinta di base, e quasi insostituibili per la rifinitura dei figurini che riproducono gli equipaggi. Vanno spremuti dal tubetto sulla tavolozza, le più adatte sono in plastica od alluminio, pulibili alla perfezione senza rovinarle, un po’ per volta e mescolati poco a poco al centro. Usandone pochissime quantità alla volta, i colori resteranno freschi a lungo. Per le velature ad olio, basta applicare più strati sottili di colore diluito sulla base a smalto, controllando l’effetto sino a quando non sarà quello adatto al tono di partenza. Le caseine, le marche più note sono Marabu e Pelikan Plaka, diluibili in acqua ma indelebili una volta essiccate, tecnicamente sono una specie di via di mezzo fra gli acrilici e le tempere. Da asciutte assumono una tonalità opaca e quasi gessosa, attenuabile con una passata di pennello morbido, e sono molto adatte a riprodurre i colori di edifici, specie in gesso. Le tempere, disponibili in tubetti, diluibili in acqua ed asportabili anche dopo l’essiccazione, sono opache e vive molto adatte per vari effetti come ritocchi ed ombreggiature delicate sugli smalti od acrilici di fondo o nei diorami, molto diluite, aderendo bene a materiali porosi. Ne esistono di molto fini nei pigmenti, buone per il settore dei figurini o per l’invecchiamento dei mezzi. Gli acquerelli sono disponibili anche in tavolette, essendo già molto diluiti c’è pero bisogno di più di una mano perché siano coprenti. Si mescolano come i colori ad olio, sulle superfici porose hanno un aspetto più opaco e chiaro, ma si possono eseguire velature molto suggestive sui figurini o su parti minori come carichi, marmitte e così via, senza insistere, per evitare screpolature. Per manipolare e conservare i colori, tranne ovviamente quelli ad olio, i migliori recipienti sono quelli di vetro, PVC o teflon.

Anche se le vernici comprendono una gamma di colori quasi senza limite, a volte può accadere di dover ricavarsi delle miscele. Cerchiamo di prepararle in giusta quantità, se non è possibile conservare un campione almeno teniamo nota scrupolosamente di come si è ottenuta, altrimenti sarà impossibile che si possa rifare con le stesse caratteristiche. Ovviamente, non si devono mescolare direttamente due o più colori nei barattoli, ma in opportuni recipienti temporanei, come tappi di bottiglie. Attenzione, per schiarire un colore a volte è più conveniente usare del giallo anziché il bianco, il blu oppure il Seppia o marrone per il nero e per scurirlo l’unica cosa da farsi non è aggiungere del nero. Senza spingersi alla ricerca estrema dell’autentico colore da applicare alle nostre realizzazioni, ci occuperemo piuttosto che il risultato finale sia compatibile con un minimo di plausibilità storica.

Anche la verniciatura degli interni dei mezzi, specie se ruotati,  è importante, da essi dipenderà molto della prima impressione di chi li vedrà. Per le cabine sfumeremo del nero col grigio ed anche ai marroni si darà una velatura di marrone scuro e colpi di luce, con pennello asciutto e color crema. Per dare ai sedili l’effetto "cuoio usato" si deve verniciare il pezzo con un colore marrone medio a smalto, aspettare che sia ben asciutto e strofinare con uno straccetto non troppo ruvido le parti che nella realtà subiscono sfregamenti. Se l’effetto sarà davvero forte, per riprodurre l’usura, basta opacizzare come ultimo passaggio. Per i sedili in pelle nera, è più idoneo come partenza un colore scuro a smalto,  vi si sovrappone un acrilico con tonalità appena più chiara sulle parti di maggiore luminosità, ottenendo così zone rugose più scure sui rilievi inferiori.     

Per i motori, si possono distinguere varie gradazioni, che simulano i diversi metalli. Le vernici normali non offrono una gamma tanto vasta, si può ricorrere a miscele, una base può essere l’argento con l’aggiunta di nero, in quantità più o meno grandi secondo il metallo che si deve riprodurre. Per la ghisa per esempio basterà aggiungere del nero opaco, del bianco darà invece effetti zincati o d’alluminio opacizzato dall’uso. La raccomandazione d’usare il pennello non troppo pieno di colore diventa, nel caso delle vernici metalliche, una regola rigorosa per evitare il più possibile i segni delle pennellate; su queste vernici è impossibile sovrapporne altre, perché riaffiorerebbero sempre. Per i motori radiali, il blocco calettato cilindrico va dipinto con varie tonalità di nero o grigio mescolate con argento, nelle alettature si potrà aggiungere del nero opaco diluito. Il coperchio del blocco cilindri va in nero lucido con qualche scrostatura, i tubi aste punterie in argento opaco, lavato con nero opaco diluito, il blocco anteriore grigio o verde chiaro lucidi, la bulloneria in alluminio opaco, le candele in argento opaco con fili nero semilucido, tubi di scarico e collettori normalmente in rosso ruggine, eventualmente lavati poi con del nero opaco diluito, il foro dei tubi di scarico in nero opaco. Quelli coi cilindri in linea andranno col monoblocco grigio scuro o nero, verde scuro o giallo chiaro, i bulloni argento opaco, candele ed i loro fili – se esposte - come sopra, i coprivalvole in nero opaco o grigio più argento oppure tutti in nero lucido, tubi di scarico e collettori come sopra. Il basamento motore è brunito, lo dipingeremo in marrone scuro opaco, per poi – sempre a pennello asciutto – schiarire con un colore ottenuto con grigio metallizzato ed alluminio opaco. Eventualmente, su parte o su tutto il motore si potrà effettuare un lavaggio con nero opaco o grigio scuro opaco molto diluiti. Le parti in nero si possono ripassare a pennello asciutto con grigio metallizzato, schiarendo poi con alluminio. 

In genere, non c’è necessità di applicare tinte di fondo per i modelli in plastica “da scatola” a meno che, per esempio, non si debba dipingere con un colore chiaro un modello in plastica scura. Un buon primer dovrebbe aderire bene ed evidenziare le imperfezioni superficiali. Per avere i migliori risultati, può essere necessario stenderlo con l’aiuto di una aerografo; per la sua asciugatura, sono sufficienti poche ore, ma se da un’ispezione si trovassero ancora depressioni o segni di giuntura bisognerà ripetere di nuovi i passaggi di stuccatura e carteggiatura per tornare poi ad un nuovo primer. Al di là del colore di base o mimetizzato, gli ultimi dettagli resteranno sempre quelli degli attrezzi ed altri caricamenti di bordo, l’armamento leggero o più semplicemente elementi o parti da trattare separatamente. Molti, quasi tutti, i carri del periodo avevano anelli gommati attorno ai rulli principali e reggicingolo. Per evitare di tribolare, monteremo di volta in volta un rullo su di un supporto, da tenere in mano ed in modo da poter agevolmente usare il pennello ed una tinta grigio-scuro, il nero non è mai troppo realistico; ovviamente usando l’aerografo c’è da mascherare la parte centrale, anche se fossimo molto esperti. I cingoli sono una parte che rimane in genere ‘al naturale’ e per di più ben presto soggetta a polvere, ruggine, sporco e quant’altro. Il tutto può nascondere molto delle originali maglie metalliche, una tonalità adatta come partenza può essere un grigio metallico se il mezzo è di recente produzione, od un marrone rossastro,  chiaro o scuro, se operativo da qualche tempo, a carro fermo un velo di ruggine è sempre presente. Alcune cingolature hanno delle tacche in gomma al centro e così le parti visibili di cingolo restano quelle laterali, i denti di guida e le connessioni tra le maglie. Gli interni erano solitamente dipinti in colori adatti a renderne un po’ più luminosi e vivibili gli angusti spazi nei quali operavano gli equipaggi, come il bianco opaco – bianco avorio od il grigio chiaro. Gli interni dei portelli invece erano nello stesso colore di fondo del mezzo, perché colori chiari sarebbero stati troppo visibili. Nel caso di interni di mezzi a cielo aperto, la verniciatura si esegue con tecniche prese da quelle che si adottano per i figurini. Anche qui, non è importante la fedeltà assoluta nei colori ma la sensazione di realismo trasmessa. Su di una base di colore si farà uso del dry-brushing con colori chiari, smalti oppure oli, per i particolari sporgenti o di un piccolo “bagno di colore” ad olio scuro per evidenziare ombre ed incisioni. Le mitragliatrici vanno in metallo brunito, riproducibile realisticamente dipingendole in nero, poi con un pennello secco ripassandone canna e meccanismi col metallo brunito o con della grafite. Le loro installazioni e/o supporti facevano parte in permanenza dei mezzi e vanno dipinte nel colore di fondo, contenitori delle cartucce compresi. Le granate di bordo sono spesso presenti nei kits o come parti aggiuntive, ognuna aveva una sua precisa forma e colorazione, perciò anche qui ci si deve documentare bene. Se ancora restassero incertezze, nero opaco, grigio scuro o verde sono stati colori molto usati, così non  ci sono pericoli di sbagliare troppo. La virtù principale che serve per la verniciatura è la pazienza, è meglio non tentare di fare nulla di corsa, cercando magari di dare una seconda mano sopra la prima senza averle prima dato la possibilità di asciugarsi molto bene. A meno che non si debba dipingere un colore scuro su plastica scura, quasi certamente avremo bisogno di due strati per ottenere un risultato perfetto, pena l’insuccesso. Quando bisogna verniciare colori chiari su plastica scura, è meglio applicare prima una mano di fondo grigio opaco.

Alcune volte, ci troveremo la spiacevole sorpresa di un errore di ricerca, di circostanze che hanno rovinato la verniciatura o più semplicemente nella necessità di recuperare un modello vecchio, realizzato quando avevamo meno esperienza. Che fare, per ricominciare daccapo ? Sono stati diversi i prodotti svernicianti, in passato, fra reperibili in commercio ed artigianali, che alla fine si sono dimostrati inadatti. La soluzione più economica è un prodotto vecchio e conosciuto come l’alcool denaturato, ma che darà risultati eccellenti specie se il colore è asciutto da tempo, i modelli più piccoli possono addirittura essere messi “a bagno” per qualche giorno, ed il colore si staccherà quasi da solo.    

               

un sottile strato di stucco applicato sul carro, evidenzierà le varie piastre e renderà più realistica la verniciatura

               

.....pronti per la verniciatura.....

               

mezzi di piccole dimensioni e con colori chiari non avranno bisogno di essere schiariti prima della verniciatura finale, l'invecchiamento completerà il tutto

 

2 – IL  PENNELLO  

Prima di cominciare la verniciatura, si prepara quanto ci potrà servire, a portata di mano dovremo avere un foglio di carta spessa o cartoncino, che farà da tavolozza, un piccolo recipiente come per esempio una vecchia tazzina da caffè per l’acquaragia, straccetti per pulire il pennello o le mani e così via. L’ambiente dovrà essere pulito e non troppo soggetto a polvere, lo spazio di lavoro lo copriremo con fogli di giornale. Le varie parti del modello le terremo in posizione specie se piccole, allo scopo vanno bene gli stuzzicadenti.

Alcune regole utili per una buona verniciatura sono avere buoni pennelli, usare una giusta quantità di colore e diluirlo bene, impugnare il pennello abbastanza vicino alle setole per avere migliore controllo, dare il colore sempre in una stessa direzione e toglierlo subito se fosse ancora troppo. 

I pennelli tondi sono i più comuni e vanno bene per piccole velature, i dettagli od i ritocchi, i conici per le parti meno accessibili, i piatti sono i migliori per ogni tipo di pittura generica e per la tecnica del “pennello asciutto” o dry-brushing, ottimi per fondere i colori e le tonalità, pennelli un po’ più larghi si possono usare per i terreni. Un pennello che useremo spesso è un numero 2 con la punta a scalpello, insostituibile, per esempio, per dipingere la linea di separazione fra due tinte in uno schema mimetico.

Il primo problema che si presenta quando si deve dipingere una superficie con un solo colore, magari “piatto” come può esserlo un grigio od un verde è la sua uniformità. Quando si deve usare più di un colore uno dopo l’altro, basta intingere nella vernice solo la punta del pennello e pulirla semplicemente togliendo il grosso del colore con uno straccetto, intingendola direttamente nell’acquaragia per poi asciugarla e passare ad un altro colore. Perché non si notino pennellate bisogna seguire alcune regole, daremo la prima mano abbastanza diluita, in modo che il modello sia coperto da uno strato di colore sottile, che s’introduca un po’ in tutti gli angoli, preparando una buona superficie per la successiva. Coloreremo per primi i dettagli, poi gli angoli ed i bordi, riempiendo in un secondo tempo gli spazi centrali, “tirando” i margini del colore prima che asciughi, in modo che le pennellate scorrano bene. Mescolando abbastanza energicamente il colore prima di usarlo, ed ogni tanto se lo usassimo un pò più a lungo, eviteremo striature. Intingiamo sempre il pennello solo per circa la metà, più colore darebbe difficilmente superfici levigate. Ogni volta, per evitare di raccogliere troppa vernice, è meglio sfregare la punta semplicemente sul bordo interno del barattolino, o passarla su di un foglietto di carta per togliere automaticamente eventuali eccedenze ed appiattirla un po’. Sulle superfici più ampie andrà tenuto tangente, e mosso nello stesso senso, leggermente. Mai picchiettare il pennello, se fosse ricco di colore, contro i bordi, eviteremo che resti depositato. Per le superfici più piccole ed i dettagli, il pennello dev’essere ovviamente bene a punta, lo si ottiene passandolo sul solito foglietto ruotandolo nello stesso tempo fra le dita; questa volta andrà tenuto il più perpendicolare possibile rispetto a ciò che stiamo verniciando. Una volta asciutta la prima, ne applicheremo un’altra, questa volta un pò più consistente, cercando di non lasciare segni.

Un’avvertenza importante è non dare la nuova mano se non si è completamente essiccata la precedente, per non “trascinare” la vernice, per non sbagliare basta attendere un paio d’ore. Nel frattempo, per precauzione, ripareremo le parti verniciate dalla polvere chiudendole in un’ampia scatola.  La prima mano potrà lasciar vedere eventuali difetti superficiali del modello, dopo aver passato carta vetrata e riempite le fessure con stucco, riverniciamo. In questo modo otterremo una superficie uniforme, non abbiamo bisogno però di un’uniformità assoluta, anzi dovremo “rompere” la campitura del colore, per far meglio risultare i contorni od i dettagli di un modello, mescolando al colore del bianco, schiarendolo leggermente su altre superfici, soprattutto le più alte come il cofano motore e la torretta. Nessun mezzo, nella realtà, si presenta all’occhio con un colore troppo uniforme, per via dei giochi di luce che ne fanno risaltare i contorni e contemporaneamente ne nascondono altre parti.

La distanza cambia i colori, i soggetti più vicini avranno colori più vivaci rispetto a quelli lontani. Se si vuole che il nostro modello sia più assomigliante all’originale, uniremo al colore di base un po’ di bianco o grigio chiaro, anche per le vernici di ritocco, e lumeggeremo il modello stendendolo leggermente sulle superfici da trattare. I ritocchi sono operazioni non facili, ma necessaria a riparare una ‘svista’ a pennello, un graffio fatto inconsapevolmente od il reinnesto di una parte staccatasi nel maneggiare il modello. Se non interessano che piccole superfici si può ricorrere sempre al pennello per applicare vernice leggermente più diluita di quella usata in precedenza, il diluente sciogliendo lo smalto lo armonizzerà col colore usato per il ritocco. Cercheremo di dipingere finchè è possibile farlo prima del montaggio, visto che molte parti diverranno meno accessibili man mano che si completa il kit. Rifinire i vari piccoli componenti a parte è un modo redditizio per riempire i "tempi morti" mentre si aspetta che la vernice si asciughi sui pezzi principali.

Per evitare che la vernice si ispessisca od asciughi troppo presto, è bene ricordarsi di chiudere sempre accuratamente i barattolini prima di riporli. ola attentamente con un coltellino, senza lasciar cadere i rimasugli all’interno. Gli smalti tendono, in genere, a formare sul bordo dei coperchi delle incrostazioni che impediscono la loro chiusura ermetica, basterà eliminarle attentamente con la lama di un cutter, senza lasciar cadere i rimasugli all’interno.  Se si fosse formata una pellicola sulla superficie, togliamola rimuovendola con uno stuzzicadenti e filtriamo il colore prima di usarlo ancora, mai comunque  mescolare pellicola e colore residuo. E’ necessario mescolare bene la vernice, ci si accorge di essere a buon punto quando essa non si coagulerà attorno al bastoncino o al pezzo di sprue che stiamo usando, restando invece uniformemente densa, poco male se sarà meno coprente purchè sia fluida.  La vernice, col tempo, diventerà più densa sino ad esserlo troppo al di là della possibile diluizione, sarà il momento di eliminarla per evitare una possibile pessima verniciatura.

Per pulire i pennelli, metteremo un pò di acquaragia in una vecchia tazzina e li agiteremo dentro per benino, premendoli anche contro il fondo con un contemporaneo movimento rotatorio, se questo proprio non asporterà tutto il colore, strofiniamo i peli con le dita. Asciugati una volta con uno straccetto, i pennelli vanno lavati ancora, stavolta con un pò di acqua, una volta asciugati saranno morbidi come appena comperati.

Seguendo queste banali regole, si dovrebbe essere in grado di eseguire una colorazione abbastanza efficace in quanto a realismo. Dopo un certo periodo di rodaggio, il pennello non sarà più un corpo estraneo ma sarà una naturale estensione della nostra volontà di portare a termine un modello.  

                       

colorazioni particolari o scrostature saranno meglio realizzate a pennello

 

3 – L’AEROGRAFO  

E’ uno strumento indispensabile per ottenere colorazioni di elevata qualità, i vantaggi sono molti, soprattutto si risparmia tempo e lavoro, ma non può comunque sostituire sempre il pennello, che resta sempre un mezzo molto valido per rifinire i dettagli e dare quel tocco personale che renderà le nostre realizzazioni uniche. L’uso dell’aeropenna darà il risultato di una verniciatura molto più uniforme anche su superfici ridotte e sui modelli più complicati, senza neanche dover maneggiare il modello o fargli assumere posizioni acrobatiche. Una volta preparate, le vernici si applicano molto rapidamente e rapida è anche l’asciugatura, e la finitura cambia radicalmente. L’aerografo richiede una spesa iniziale più alta, maggiore pratica e cura, ma tutto è giustificabile quando ci renderemo conto di cosa potremo ottenere. Basta non usarlo da disinformati, acquistando aerografo e compressore in modo non oculato, sono strumenti che per essere redditizi devono poter essere usati adeguatamente.  Col tempo e con l’esperienza, diverrà quasi insostituibile per ottenere campiture di colore più elaborate nel caso di mimetizzazioni, ed anche effetti d’invecchiamento.

L’aerografo ideale deve essere piccolo, leggero e maneggevole, un tipo comune, alla portata anche del principiante,  è quella ad azione singola, nel quale premendo il pulsante si lascia passare il getto d’aria mentre agendo sulla vite di regolazione si può regolare un po’ il quantitativo di colore da usarsi e di conseguenza il tratto, che può comunque risultare inadeguato per dipingere i dettagli più piccoli.

Nel tipo a doppia azione il flusso d’aria e la quantità di colore sono regolabili contemporaneamente con un pulsante unico, aumentandone la precisione e la versatilità e migliorando ancora di più i risultati, potendo applicare anche un regolatore, per ampliare lo spruzzo.

Il compressore più adatto all’uso modellistica è quello con motore elettrico, poco rumoroso, un accessorio molto utile è l’interruttore  a pedale, che permette di lavorare comodamente, interrompendo il funzionamento in continuità per non logorarlo inutilmente. I tipi più sofisticati e costosi, ma che durano praticamente una vita, hanno sistemi automatici di riempimento e pressione nonché filtri per l’umidità e valvola di sicurezza.

Teniamo presenti alcune precauzioni, come non lavorare vicino ad una fiamma libera o fumando e ventilare lo spazio nel quale solitamente si vernicia, alcuni smalti di vecchia produzione, una volta nebulizzati, possono provocare leggere intossicazioni.

Proteggiamo la zona di lavoro applicando vecchi quotidiani, ma sarebbe meglio mettere il modello dentro una cabina costruita in cartone, che proteggerà il modello dalla polvere mentre si asciuga. Per poterlo comodamente verniciare su tutti i lati, sistemeremo il modello su di un supporto girevole, autocostruibile con una tavola quadrata in truciolato, unita centralmente ad una tonda dello stesso materiale con un bullone, separando il disco dalla base con una rondella.

Filtraggio e diluizione del colore sono a questo punto indispensabili per il corretto funzionamento dell’aeropenna. Il colore lo deve essere diluito fino ad avere la consistenza del latte, poi andrà disposto con un contagocce nell’apposito scodellino o nella boccetta; se fosse troppo denso si spargerà irregolarmente, lasciando una superficie rugosa che dovrà essere trattata con carta abrasiva  ed acqua. Preventivamente, per evitare grumi nel colore lo filtreremo con una sottile rete di nailon.

Buoni risultati si possono ottenere solo con un po’ di pratica, necessaria per imparare a controllare la pressione e la quantità di vernice. Cerchiamo di non essere troppo esigenti sin dall’inizio, facendo esperienza prima con schemi di colorazione semplici, magari monocromatici.

Per spruzzare uniformemente, teniamo l’aerografo ad una distanza costante (15/20 cm.) dalla superficie da verniciare e muovetelo con regolarità, perpendicolarmente al kit, in modo che il suo ugello stia sempre esattamente di fronte. Una passata lenta darebbe un eccesso di vernice e colature, un movimento troppo veloce risulterebbe in striature. Più il getto è fine, più la distanza fra modellista e pezzo diminuisce, più la passata deve essere più veloce, l’uniformità del nostro movimento è basilare.

Cominciamo a spruzzare un attimo prima di arrivare alla superficie del modello, staccando il dito dal pulsante dopo averlo oltrepassato.

Toccheremo per primi gli angoli, bordi e rientranze, solo poi spruzzeremo le superfici più ampie. Se apparissero smagliature, vorrà dire che abbiamo usato troppo colore. Lasciamo essiccare bene, togliendo eventuali difetti con cartavetro molto fine, bagnata; una volta asciutto tutto il mezzo applicheremo un tocco che nella maggiore parte dei casi permetterà al nostro modello di distinguersi, si tratta di evidenziare i dettagli con una velatura selettiva di marrone o nero che crei un contrasto fra le varie parti. Cercheremo di applicare la velatura in modo che si depositi solo nelle zone prestabilite, senza interferire con il resto; basterà rimuovere con uno straccetto l’eventuale colore in eccesso prima di continuare a stendere la tinta.      

La pulizia dell’aeropenna è essenziale sia prima che subito dopo l’uso, in quanto anche un piccolissimo deposito di colore ne altererà il funzionamento. Puliremo il serbatoio con uno straccetto e lo riempiremo per metà con diluente, spruzzando finchè saremo sicuri che non restino depositi di colore, poi bloccheremo l’ugello con lo straccio in modo che l’aria sia forzata dentro il serbatoio, pulendo così il condotto. I serbatoi intercambiabili offrono grande vantaggi in quanto ad una maggiore praticità anche nella pulizia. Una volta ogni tanto, oltre alla pulizia di routine, è meglio smontare completamente l’aerografo, mettendo  a bagno nel diluente ago e cannello per 24 ore.   

l'uso dell'aerografo è indispensabile per non appesantire i dettagli come in questo caso.........

               

.... e anche per le bande mimetiche

           

ma anche la tinta unita sarà meglio applicata con l'aerografo

 

4 -  LE  MIMETIZZAZIONI

Parecchi tipi di mezzi, dal 1939, furono caratterizzati proprio dall’uso di vari colori, da due a mezza dozzina, nel basilare tentativo di renderne almeno più difficile l’identificazione da terra e se possibile anche dall’aria, “rompendo” le sagome e confondendone i contorni. I tipi di mimetica andarono dagli intricati ma regolari usati nell’esercito polacco e francese, a quelle molto variabili a tre colori tedesche ed italiane del 1943-1945, a quelle meno comuni e poco conosciute americane e sovietiche, senza contare quelle estemporanee e campali, comuni a molti eserciti. Raramente, in tempo di guerra, si poterono seguire i pur dettagliati regolamenti alla lettera, e vi furono molte eccezioni. Le varianti sulle mimetiche tedesche, per esempio, raggiunsero in più di un caso il virtuosismo, superando anche la fervida fantasia dei modellisti. Grazie al vasto impiego sui vari fronti, diversi carri potranno essere rifiniti in vari modi, ma è anche vero che molti altri, pur diffusi e perciò impiegati molto, prestarono servizio in monotone livree grigie, verdi o sabbia.

Tra le mimetizzazioni estemporanee sono da segnalare i vari tipi usati in previsione dell’inverno, in genere si va subito col pensiero al fronte russo, ma anche carri americani ed inglesi le ebbero e, più raramente, pure quelli italiani e giapponesi.

Primo passo per andare avanti bene con le mimetiche è confrontare le disposizioni del periodo oltre alle eventuali particolarità del reparto scelto. Il riscontro incrociato permette già una corretta idea di quello che a volte sembra solo un’assieme di macchie non definite. Restando un po’ scettici anche consultando le fonti migliori, foto storiche o di fabbrica, disposizioni ufficiali, perché qualche inesattezza potrebbe essersi tramandata procederemo meglio. Pur avendo sempre un pezzetto d’informazione mancante, basterà sfruttare al massimo quelle che avremo trovato, interpolandole. Sulle mimetizzazioni e sulle loro varianti esistono molti testi, che indicano molte volte i colori da usarsi attraverso tavole preparate ad hoc; anche con esse facciamoci guidare ed aiutare dall’esame ragionato di qualche fotografia chiara, può capitare che la mimetica di un mezzo sia interpretata in modi diversi da differenti illustratori, o con troppe licenze artistiche.

In rapporto ai vari tipi di mimetica, vediamo ora le tecniche di applicazione sui nostri modelli. Per fortuna, esse erano applicate ai mezzi veri in molti modi, già in fabbrica, nei depositi ed officine o direttamente nei reparti. Questi in genere avevano equipaggiamenti abbastanza adeguati, ma su certi fronti ed in certe circostanze ci si doveva arrangiare con delle scope…

In caso di netta separazione tra il colore di fondo e le macchie o bande, basta semplicemente usare un pennello tondo e molto morbido, a mano libera, scelto tra quelli un pò troppo vecchi. Appiattiamone la punta, pressandola sul palmo della mano o tagliandone i peli con una forbice. Prendiamo il colore da usarsi intingendone molto poco la punta e picchiettiamo leggermente su di un pezzo di plastica di scarto per togliere un eventuale eccesso di colore. Otterremo, con un po’ di pratica, delle macchie discretamente realistiche, se necessario, è facile aumentarle, molto meno sarebbe il diminuirle anche se è possibile usando un panno pulito intinto in poca acquaragia.

Altri tipi di macchie si possono realizzare con pezzetti di vecchia spugna, intinti leggermente nel colore da usarsi e picchiettati sul colore di base, in questo caso con ancora meno colore e mano ancora più leggera. Per le bande è sufficiente, dopo aver indicato con una matita i vari settori da dipingere, stendere per primo il colore più chiaro sulle zone corrispondenti e, una volta asciutto, passarci sopra una pellicola a pennello, come per esempio il Maskol, un fluido a base di lattice, lasciando libere quelle da colorarsi coi toni più scuri.

Il pennello col quale si è applicato va lavato subito, in acqua e sapone. La pellicola, morbida ed elastica,  non provoca danni ai dettagli ed alla vernice sottostante e non verrà intaccata dalla vernice sovrastante ed è rimuovibile facilmente, basta inciderla con la punta di un cutter in un angolino o afferrarla con delle pinzette e verrà via, arrotolandosi su sé stessa, ma attenzione a non graffiare la superficie del modello.

Le mascherature liquide sono però più adatte per superfici limitate, senza troppa precisione, le loro proprietà non permettono forme rette o disegni complicati. Se le chiazze o bande sono più ondulate, è adatto un pennello a setole morbide e se fossero sfumate si potranno passare, a colore appena dato, con una spugnetta imbevuta nel diluente.

Il Maskol, tuttavia,  può essere sostituito col semplice Vinavil, sempre applicato  con un pennello vecchio, per toglierlo si può usare del nastro adesivo, l’acqua calda o meglio ancora una gomma morbida da cancellare. Se fossero presenti residui, puliremo con un pennello grande o spruzzando aria con l’aerografo.

Per le macchie distribuite sulla tinta di fondo in maniera più improvvisata è sufficiente usare un pennello a setole dure dal quale taglieremo la parte anteriore: intingendolo nella vernice con quantità regolari e picchiettando la superficie da completare, avremo un risultato già abbastanza realistico. Delle chiazze realistiche verranno fuori a patto di tenere un andamento costante, dall’alto in basso e dalla parte anteriore a quella posteriore. Si può ricorrere a qualsiasi pennello vecchio e malridotto, che, alla lettera, sparga il colore. Del resto, alcune mimetizzazioni erano composte ne più né meno da fango applicato alla meno peggio sul colore di fondo.

Ovviamente, la via più facile per riprodurre i tipi di mimetiche a spruzzo è farlo con l’aeropenna, basta regolarla per uno spruzzo fine, aumentando leggermente la pressione dell’aria compressa e diluendo un pò più il colore. E’ indicata la combinazione colore a smalto come tinta di fondo e colore acrilico per quello mimetico, se esagerassimo nell’applicare il secondo si può tornare indietro tirandolo via subito e ritoccando la superficie col colore di base.

Per simulare chiazze di media grandezza, si possono tagliare dei fori sagomati in un pezzo di cartoncino, che terremo vicino al mezzo durante la verniciatura e ruoteremo ad ogni spruzzo successivo, per evitare ripetizioni. Aumentando la distanza dal modello, i bordi verranno più sfumati.  In ogni caso teniamo presente che il colore di fondo deve essere bene asciutto, per avere una corretta applicazione in genere 3 o 4 ore sono sufficienti.       

Le mascherature servono a riparare le zone da non verniciare più, si può usare della carta adesiva, tipo Frisket, adattabile anche alle curvature ed ai rilievi dei pezzi ed utilizzabile su colori meno resistenti, oppure un  nastro adesivo specifico, flessibile ed aderente, per poter essere curvato ed adattato alle varie forme ed angoli di un modello, dividendolo a metà per avere dei bordi quasi perfetti, da essi andando verso il centro riempiremo la zona del colore mimetico. Se avremo ritagliato il nastro con cura, strofinando le dita sul bordo inferiore per essere certi che aderisca perfettamente e lo avremo fissato per bene, eviteremo che il colore scivoli sotto e così non ci saranno molti ritocchi da fare, dovremo tagliare usando un cutter dalla lama nuova od una forbicina curva, muovendo le dita in modo ininterrotto, sempre nella stessa direzione, così le sagome avranno contorni più naturali. Nello spruzzare il colore, non insisteremo troppo vicino al nastro adesivo, ricordandoci di toglierlo  velocemente prima che la vernice asciughi. Sopra i rilievi arrotondati ed angolati, si può adattare la carta sottile, ma attenzione che non si deformi, facendo risultare i contorni non come vorremmo, un’alternativa sono fiocchetti di cotone, coi quali però si rischia di pasticciare.    

Evitiamo di lasciare le parti appena dipinte in luoghi dove può accumularsi polvere, le metteremo ad asciugare in una scatola chiusa o rovesciata, forandola per far circolare l’aria. 

 Per quanto riguarda il colore “bianco lavabile, a seconda del tipo di mezzo e di quando e dove operava, si dovrà seguire uno dei vari schemi, a volte elaborati, a volte molto...campali (strisce o chiazze, pennellate più o meno rade), scegliendo le tecniche più appropriate. Infatti può anche essere, in quelle affrettate, che i segni del pennello si debbano vedere e per una volta faranno al caso nostro. Questo tipo di colorazione non era destinato a durare per molto, così l’applicazione è rarissimo che sia perfetta; anche il bianco steso a puntino mostrava spesso il colore di fondo specie negli angoli e spigoli. La parte inferiore, poi, era la meno curata perché a meno che non ci fosse veramente tanta neve, il treno di rotolamento non sarebbe rimasto bianco per molto. Per limitare lo spessore della vernice e conservare la possibilità di intervenire tirandolo via a poco a poco, basta ricorrere ad un normale bianco a tempera fine, da artisti, o all’acquerello. Se usassimo l’aeropenna, ricordiamoci di usare una prima mano di grigio chiaro, concentrando lo spruzzo sulle zone centrali dei pannelli, ottenendo che le zone più distanti abbiano un giusto grado di scolorimento. Il colore bianco tende a sembrare sempre più piatto di quanto si pensi, perché riflette la luce sulle superfici vicine, si deve quindi accentuare la rugosità della superficie o comunque usare meno colore per non avere un modello troppo luminoso. Secondo lo stato del terreno, così tratteremo il mezzo, anche perché sia più realistico, con del bianco sporco e bianco mescolato a grigio e marrone, a riprodurre la neve calpestata dall’equipaggio salendovi. 

la mimetica di questo carro francese ( Hotchkiss H 35 della Heller) è realizzata completamente con gli smalti

 

la vernice di fondo questo carro è data a pennello mentre le bande mimetiche con l'aerografo 

                 

la zimmerit ci aiuterà sfumando già la mimetica, per alcune altre bisognerà darsi da fare......

           

....ecco alcuni esempi operativi

 

5 – DECALS  E TRASFERIBILI  

Sono l’importante elemento che caratterizza, personalizza e soprattutto pone in un determinato contesto storico il nostro modello, anch’esse vanno controllate anche per la rispondenza alla realtà e non solo per la qualità, perché siano almeno verosimili una volta applicate. Ormai anche i mezzi corazzati, almeno i più famosi, sono soggetto di innumerevoli fogli decals alternativi che personalizzeranno i nostri modelli, riproducendo non fregi inventati ma insegne retaggio di tradizioni a volte tanto antiche da sconfinare nell’araldica.  Per fortuna anche stemmi ed insegne devono spesso risultare, nella realizzazione finale, sbiaditi o rovinati come il resto della colorazione. Ciò permetterà di evitare i particolari più piccoli dei disegni, restando con un effetto complessivo di veridicità. Le insegne dei corazzati, in gran parte, sono poche e sobrie, è però importante riprodurle bene, perché le fasi successive potrebbero far risaltare anche piccoli errori.

In ogni modello,  a parte quelli in resina, a volte, è fornito un foglietto sul quale sono sistemati insegne, numeri, stemmi, targhe, eccetera : sono le decals, costituite da un supporto di carta dal quale vanno staccate previa immersione in acqua calda. Vanno applicate a verniciatura ultimata, però prima dell’invecchiamento, che deve includerle per quanto possibile.

Opacizzare decals troppo lucide è un’operazione che richiede solo pochi attimi, basta passarvi sopra con una normale gomma o con carta abrasiva sottilissima (1000-1200) con movimenti circolari per non spezzarla, prima ancora di ritagliarle ed applicarle. Si può anche applicare vernice lucida sulla zona prevista, per poi opacizzare a decals applicata. La giusta applicazione delle decals ed il loro corretto posizionamento sono elementi base per un modello, gli danno un tocco aderente alla realtà che riproduce. E’ vero che vanno messe per ultime, ma proprio perché costituiscono uno dei tocchi finali vanno collocate in modo da non compromettere qualcosa del realismo.

Dopo aver ben esaminato il modello e la posizione che dovranno assumere, occorrerà ritagliare quelle che ci servono dal supporto e, dopo averle riquadrate con una buona lama o forbicine, depositarle su di un piattino nel quale avremo versato un po’ d’acqua. Esse prima s’arricciano, per poi spianarsi, a questo punto sono pronte per essere trasferite sul modello. Si tolgono dall’acqua smuovendo la parte superiore dal supporto di carta, la si può appoggiare sulla zona stabilita, premendo leggermente per trattenerla. Si controlla se la posizione è giusta ed eventualmente si corregge, spostando la decal con molta delicatezza. Se offrisse resistenza, è sufficiente bagnarla con una goccia d’acqua, togliendo poi l’eventuale eccesso con un pezzetto dell’apposito carta fornita nella confezione. Se la decal andasse applicata su di una superficie curva, la picchietteremo dal centro verso i bordi, eliminando residui d’acqua ed aria e fissandola meglio. Se proprio fosse rimasta una qualche bollicina d’aria, non resta che praticare un foro con un ago, per farla uscire. Una decal si può strappare, ma è facile porvi rimedio avvicinando con cura le parti e ritoccando con del colore ad asciugatura avvenuta.

Decals vecchie, con poca colla o lasciate troppo a lungo in acqua, saranno aiutate ad aderire con un po’ di colla vinilica e poi tamponando la zona. Per evitare che la decal trasparisca dal fondo, staccandosi col tempo, il rimedio consiste nel dare una mano di vernice trasparente lucida ove la si applicherà. Non applichiamo troppe decals in una volta, pianifichiamole invece una per una, lasciando loro il tempo d’asciugare.  Anche le insegne potevano essere sovrapposte ad altre, o presentare scoloriture; per riprodurre la fisionomia di quelle originali si opererà con calma e molta cura, con ritocchi di vernice o lavatura con colori molto diluiti, piccoli graffi possono essere resi con una punta intinta in alluminio opaco o nel minio.

Per facilitare al massimo l’applicazione delle decals esistono prodotti speciali, da usarsi con grande attenzione. Sono liquidi che impediscono il formarsi di bolle d’aria e che ammorbidiscono la decal. Si pulisce poi con un pennello od un fazzolettino di carta, a seconda della superficie interessata, e terminate le operazioni si può spruzzare un fissatore opaco.  

I trasferibili, affini a quelli che si usavano fino a qualche tempo fa nel disegno su lucido, hanno il vantaggio di una resa superiore rispetto alle decals, grazie alla rapidità di lavoro, alla sottigliezza ed alla mancanza del supporto che caratterizza le decals, quel bordino che può essere nemico del realismo. Sono però  rigidi e difficili da applicare e/o allineare se non su superfici piane; non si possono spostare per trovare la posizione esatta, una volta stesi. Per applicarli sul modello, si appoggia il foglio trasparente nel punto prescelto, col simbolo a rovescio, dal alto adesivo, dopo aver tagliato la parte che ci interessa. Si deve poi sfregarlo con uno strumento appuntito o meglio ancora con la punta di una matita morbida o penna a sfera, mantenendo una pressione leggera ma uniforme. Per non danneggiare la superficie verniciata, cerchiamo di staccare il trasferibile prima d’appoggiare troppo il foglio di supporto, se nel frattempo il simbolo si strappasse togliamolo con l’aiuto di un nastro adesivo per sostituirlo.

               

sulle superfici più difficili ci saranno di grande aiuto i liquidi per ammorbidire le decals che così aderiranno perfettamente

                 

l'uso dei trasferibili sarà indispensabile su alcune superfici "impossibili".....

impossibile notare la differenza fra decals (a sinistra) ed il trasferibile (a destra)

 

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