M 13/40 STORY
- Il kit Italeri n.213 negli anni -
di Andrea e Antonio Tallillo
Dopo tanti anni di modellismo ‘militante’ , si è ancora legittimamente orgogliosi di aver visto scatole di montaggio e box-art che chi approda ora ai lidi di questa ancora sanissima passione non può ovviamente conoscere. Ogni volta che qualcuno chiede lumi è un tornare indietro a qualche anno fa, ai tempi pionieristici di quando di kits ce n’erano pochi, sempre quelli e di faticoso completamento. Uno dei kits che ha avuto più box-art, nel campo dei soggetti italiani, è stato quello Italeri del carro armato M13/40 (in realtà, come dovrebbero sapere anche i sassi, si tratta di un M14). Col tempo, dal primo fatto in una settimana all’ultimo, recente, che ci ha visti impegnati per cinque mesi, sui nostri scaffali si sono accumulati ben cinque tipi diversi di box-art, ognuna con la sua storia. Eravamo quasi con l’animo in pace quando, grazie all’amico Daniele Salaro, infaticabile navigatore di quei territori telematici ove – quasi incredibilmente – si trova veramente di tutto, ne abbiamo scoperto altre due straniere riguardanti il kit. Sarebbe veramente ora che una qualche ditta ponesse mano ad una nuova replica, che presentata bene potrebbe essere un discreto successo, perlomeno da noi ed in Germania.
Ma torniamo alle box-art, rispolverate e fotografate per l’occasione. Non vuol essere solo un mero esercizio di rimpianto e memoria alla Proust ma una documentazione per i collezionisti, che pian piano stanno emergendo anche tra noi – se poi qualcuno ne avesse di ancora più particolari, ben venga !
La prima in basso è quella d’esordio, del 1973-74 , il kit è all’epoca un signor kit – Military Modelling l’aveva definito “fine, da orologiai”, unico dettaglio sconcertante la plastica, comune a molti kits ITALAEREI del periodo, in un bel colore rosa salmone o verdino penicillina. Dopo pochi anni però il kit fu meno reperibile, rispuntò fuori nei primi anni ’80 quando ci fu la “rivoluzione di Verlinden” allora un oscuro stampista, bravo e con le idee chiare in quanto a marketing, che lavorava pure per il catalogo Italaerei. Sulla box-art campeggia un suo modello, per la verità un po’ tirato via, ma all’epoca usare una patina d’invecchiamento era ancora una novità. La plastica del kit è ora in un giallo sabbia più discreto, unica nota poco incoraggiante lo sfondo del modello, il ragazzo se la cavava bene anche come fotografo ma usava sempre gli stessi poster da ferrmodellismo, risultato il fronte russo e la Tunisia erano immancabilmente contraddistinti da verdi colline con la chiesetta ed il campanile in fondo…
Mistero, ma ancora il kit ci mette poco a scomparire e va fuori catalogo, ci torna nel 1989, con una dimessa box-art, forse la più brutta fra tutte, con un modello fatto in fretta ed appoggiato semplicemente per la foto su di una specie di corteccia. Dopodiché, regolarmente il kit scompare dal catalogo solo che non vi torna più ! La sorpresa è l’accordo commerciale con la russa Zvezda, attorno al 1996 torna sui nostri tavoli di lavoro l’ M13, ora in plastica grigia meno valida delle precedenti e con qualche bavetta e ritiro. Dell’ M13 made in Russia esistevano due versioni, una dalla confezione più presentabile, evidentemente per l’estero, ed una più spartana, esclusivamente destinata al consumo interno come da scritta che campeggiava sul cartone (?!). E’ quella nell’angolo in alto a destra della “foto di gruppo” , Qui da noi il kit mancava e per evitare fenomeni di borsanera ci ricordiamo di un fitto scambio di kits , per un Tamiya i nostri corrispondenti russi mandavano più scatole di M13 indifferentemente del tipo ‘caviale’ o ‘machorka’ come scherzosamente le avevamo chiamate. Altri tempi ! Ora non ci sono più barriere ed il kit stampato in Ucraina arriva al negozio di fiducia, ed anche in tempi brevi.
Poteva finire così, visto che ormai l’unico M13 è quello Zvezda, appena migliorato nella qualità della plastica grigia, ma ancora con i difetti che aveva nel 1974.
Il kit Tamiya, quasi coetaneo, ha visto una fugace ristampa anni fa ma rimane discretamente rintracciabile. Ma, come si accennava, l’incontro con Daniele, ci ha fatto conoscere due diverse box-art risalenti al periodo di accordi commerciali Italeri-Revell, in entrambi i casi la plastica è ancora quella gialla di discreta qualità, dei primi anni ’80. Quella in basso a destra nella foto prima citata è un po’ ingenua , l’altra è veramente una chicca, all’ambientazione mediterranea unisce il disegno originale del 1974, che non ci ha mai convinto in quanto a proporzioni. Tranquilli, perché il disegno è stato riportato abbastanza di peso anche nella box-art della scatola in 1.72 Italeri che riprende il kit ESCI nella stessa scala degli anni che furono.
Ringraziamo ancora una volta Daniele che ha permesso un completo trip tra le box-art, se quest’articolo che potrebbe avere idealmente come titolo “Come eravamo” Vi è piaciuto, torneremo ancora sul luogo del delitto descrivendo box-art e kit delle blindo tedesche ad otto ruote, Tamiya e Monogram, che si dovevano affrontare a mani nude, altroché le Puma della Dragon !