Buffalo Bill  v/s  Butteri  : 1 a 3

 

di  Andrea e Antonio TALLILLO

 

   No, non sono due squadre di rugby impegnate in un match, ma potrebbe essere l’idea per una scenetta “diversa” sull’onda di una bella scatola di montaggio in plastica che vede impegnati in un incontro di pugilato dei soldati americani, con tanto di fans dell’una e dell’alta parte. Con un pò di fantasia ed impegno, un figurinista potrebbe riprodurre sia il notissimo Buffalo Bill (riproducibile con almeno tre diversi kit in metallo bianco - che i meno noti – ma altrettanto validi come vedremo tra un po’ – butteri romani (rigorosamente da autocostruirsi).   

   Ma torniamo a bomba come si diceva una volta, l’antefatto per queste righe è l’aver trovato un vecchio ritaglio di giornale, senza data né autore, che risale comunque agli anni settanta. Ve lo riproponiamo con qualche adattamento.

   Dovete sapere che il “Wild West Show”, lo spettacolo organizzato da Buffalo Bill (al secolo colonnello Cody) come un circo viaggiante che si esibiva negli Stati Uniti sin dal 1883 era già passato in Europa nel 1887, mietendo larghi successi. La gara in questione avvenne però nel 1906, con l’occasione di una nuovo giro in Europa di Buffalo Bill, sempre fiancheggiato dal suo abilissimo impresario Nathan Salsbury, che per primo riconobbe l’eccezionale abilità equestre dei nostri butteri. C’è da dire che, tra luci ed ombre, pur considerata la necessità spettacolare della proposta (oggi la considereremmo come minimo una pagliacciata ed un insulto agli indiani, che allora non venivano ancora chiamati “nativi americani”) il Circo di Buffalo Bill faceva conoscere  da anni ad un vastissimo pubblico provetti cavalieri di varie etnie, come Arabi, Gauchos e Cosacchi, accanto a quelli che non potevano mancare, cavalleggeri o pellirosse che fossero.

   Sembra che sia stato proprio l’impresario ad accelerare le cose, non solo proponendo a Buffalo Bill una partecipazione dei butteri almeno ad uno spettacolo, ma catapultando uno dei capi dei butteri stessi, tale Antonio Cantalamiccia, direttamente sull’arena, subito dopo la chiusura del celebre quadro nel quale si rievocava ad usum delphini la battaglia di Little Big Horn. Buffalo Bill, allora sessantenne, aveva visto molti tipi di cavalieri ma probabilmente era scettico al riguardo, un po’ prevenuto dall’aspetto male in arnese dei nostri cavalieri, non certo obesi ed affetti in più dalla malaria. Il nostro Antonio propose così una specie di sfida, da tenersi “senza premi e senza  pubblico” nell’Agro Pontino, comprendente una gara di corsa a cavallo, una doma di tori ed acrobazie varie in sella.

   Il fatidico giorno, c’è da giurarci, il pubblico, guidato da canali neanche tanto misteriosi, non mancava. La prima prova, consistente nel rendere la laccio cavalli e tori, vide il più giovane dei figli di Cantalamiccia, Romolo, battere alla grande il gaucho Diego Lorentez. Seguì una corsa a squadre, nella quale gli arabi di Abd el Gophir, pur incalzati sin quasi alla meta, ristabilirono l’equilibrio battendo i nostri. La terza gara, quella delle varie acrobazie, vide prima il capo indiano Camicia Rossa nettamente surclassato da un giovane buttero mentre nell’affrontare dei torelli selvaggi si misurò con un buttero il cosacco Feodor Lowrowskij: l’atmosfera era ormai un pò tesa e l’episodio seguente portò quasi ad uno scontro quando il buttero, dopo aver domato per primo il suo torello, in souplesse si fece incontro a quello del cosacco, che gli resisteva, e lo domò. Il cosacco vide il gesto come una provocazione e si stava per venire alle mani.

    Dal vicino accampamento dei butteri una veramente provvidenziale minaccia d’incendio venne  a cambiare di botto l’oggetto delle energie dei contendenti e del pubblico. Come nei più rassicuranti films, i cavallerizzi di Buffalo Bill ed i butteri lottarono contro le fiamme fianco a fianco. Non solo, lo stesso Cody decise quasi subito di far fermare il suo spettacolo per il tempo necessario ad una rappresentazione, il cui incasso fu interamente devoluto a chi aveva perso i suoi (pochi) beni nell’incendio. Altri tempi, commenterete…

   Comunque, da allora un gruppo di butteri dell’Agro Pontino entrò in pianta stabile a fra parte del “Great Show” del circo viaggiante di Buffalo Bill, partecipando alle sue fortune fino alla definitiva chiusura nel 1913.

    Bene, se scatterà in voi la molla per una scenetta diversa avremo raggiunto il nostro scopo, che ormai da anni è anche quello di sfatare la leggenda che il vero figurinista debba solo occuparsi della Vecchia Guardie napoleonica, dei romani di Giulio Cesare o della Normandia del 1944.

    Ah, dimenticavamo, è uscito un bel libro della Mattioli 1885 che parla proprio di Buffalo Bill in Italia. Figurinista avvertito….

 

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