Pezzi di artiglieria :  

Cannone  75/13

 

 

di  Antonio TALLILLO  e  Saverio RADOGNA

 

 

     SLIDESHOW :  artiglierie 75 - 13/Artiglierie.mp4   

 

 

   L’idea per questa nuova rubrica ci è venuta appena è successa una di quelle rare “quadrature del cerchio” storico-modellistiche. Su un certo pezzo d’artiglieria che ha combattuto ben due guerre mondiali in eserciti grandi e piccoli non si è poi scritto molto, esiste un kit quasi dimenticato in cantina, e però sono stati dati da poco alle stampe dei libri esaurienti, in più negli scaffali della biblioteca di casa abbiamo il manuale. Dulcis in fundo è stato trattato sul Notiziario anche se tempo fa. Che vogliamo di più ?
                                                Antonio Tallillo
 
    Si tratta del 75/13, un pezzo che è facile incontrare nei cortili delle caserme alpine o comunque al Nord, mentre stavolta l’ho incocciato a Bari, al Sacrario dei Caduti d’Oltremare, durante una puntatina dagli amici del CMPR locale, con i quali finalmente (era ora !) mi sono incontrato. Così, grazie alla gentilezza dell’amico Saverio Radogna, il pezzo in questione è stato immortalato e le foto serviranno da riferimento utilissimo nel caso qualche benemerita ditta si decida a riprodurlo, magari in plastica…
                                                                   
 
Un po’ di storia
 
Durante i primi anni del secolo scorso, il migliore tipo di pezzo da montagna fu senz’altro quello della Skoda, il 7,5 cm Gebirgeschutze M. 15, messo in linea dai nostri avversari poco dopo lo scoppio della Grande Guerra. Ovviamente, era scomponibile in più parti – 7, relativamente leggere - per il trasporto someggiato – allora quasi unica soluzione per poterlo usare anche nelle zone più impervie. Diede ottima prova nel conflitto e restò in servizio anche in tutti gli stati balcanici già esistenti o nati dopo il 1918 come la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Jugoslavia, la Bulgaria e la Turchia. Dopo la vittoria, anche l’allora Regio Esercito ne aveva ottenuto in conto riparazioni un quantitativo notevole. Fu distribuito non solo, come prevedibile, alle batteria di artiglieria da montagna ma anche, in proporzione di un gruppo per reggimento, all’artiglieria campale delle divisioni attestate alle frontiere. Il primo impiego bellico con la “nuova gestione” fu la campagna d’Etiopia, nella quale restando confermate le sue buone qualità, si decise di aumentarne il numero riprendendone la produzione. Così, mentre a metà agosto 1937 i pezzi a disposizione erano 840, nel 1940 erano aumentati a 1.187 ed ancora nel settembre 1942 a 1.213, nonostante molti fossero stati persi sui fronti più disparati. Agli originali Skoda ed ai 75/13 prodotti da noi, si aggiunsero almeno altri 55 pezzi di preda bellica similari, provenienti dall’esercito jugoslavo. Si trattava di Skoda mod. 28 da 75/15, che avevano gittata maggiore. L’armistizio del settembre 1943 non vide la fine del suo servizio, perché nel 1944 due gruppi someggiati furono inquadrati nel C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione) mentre altri pezzi finirono nelle forze armate tedesche o restarono in servizio con i reparti della R.S.I.
   Il dopoguerra vide, in attesa di materiali più moderni, il suo permanere in 5 reparti someggiati per divisioni alpine del ricostituito Esercito Italiano, sino verso la metà degli anni  ’60.
 
- Kit : (rigorosamente da cantina) :  Criel, resina, n. di catalogo R 031
Libro esauriente : Skodas Gebirgskanone Model 15 1915-1964 – Collana “Memorie di ferro” di Itinera Progetti (2013), autori M.Tonoli e F. Corsetti
 
- Documentazione : Le artiglierie del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale – E. Finazzer  
Notiziario CMPR nn.1 e 2 /2001 : Articoli  di Pietro Valpiani, ricchi di spunti per l’autocostruzione totale e con molti dettagli sui muli e sul someggio.
 
  
 
               
 
 
 
 1 – Bello spunto per una scenetta, siamo in Abissinia nel 1936, da "Cronache Africa Orientale" del 1936
 
                         
 
2 – Una delle più famose foto del giugno 1940. In mancanza di muli anche gli alpini sono utili per il someggio… (Ufficio Storico SME)
 
  
 
 
 3 – Pronti al fuoco. Si nota il tipo di costruzione delle cassette  per le granate. (Ufficio Storico SME)
 
 
 
4 – Classico traino con un solo mulo, con una rudimentale protezione dalle intemperie per il pezzo. (Ufficio Storico SME)
 
 
 
5 – La scudatura era sufficiente, almeno per parte dei serventi. (Ufficio Storico SME)
 
 
 
6 – Notare – per i figurinisti più intraprendenti – la curiosa mimetizzazione dei pur cospicui cappelli alpini. (Ufficio Storico SME)
 
 
 
7 – Intanto, nelle caserme, era ancora in voga il presentat’arm fatto con le bocche da fuoco (Tempo, 1940), dalla rivista Tempo del 1940
 
 
 
8 – Un pezzo ammodernato e con nuove ruote, fotografato al Castello Sforzesco di Milano nel 1977. (Modelli Militari)  
 
 
 
ed ecco il pezzo conservato presso il Sacrario dei Caduti d’Oltremare - Bari
 
 
 
               
 
           
 
               
 
 
               
 
 
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